Con il senno di poi


Don Bosco 2000 (Sicilia)

Se dovessi descrivere con una sola parola la nostra attività, mi viene in mente serendipity. Che significa: quello che trovi mentre cerchi qualcos’altro. Ed è quello che per me ha significato questo lungo percorso insieme con Don Bosco 2000, lavorare alacremente quotidianamente nei progetti che realizziamo ogni giorno a favore degli ultimi, dei più poveri e dei più abbandonati, e saper cogliere le opportunità che veramente nascono ogni giorno, se si lavora con passione.

Roberta La Cara

Da oltre 12 anni, l’Associazione Don Bosco 2000 – Impresa Sociale mette al centro della sua missione l’accoglienza e l’integrazione dei migranti e lo sviluppo del contesto locale e dei territori di provenienza delle persone migranti che raggiungono la Sicilia. Attraverso un modello di “cooperazione circolare”, Don Bosco 2000 svolge un ruolo di re-inserimento lavorativo delle persone migranti. Tutto è iniziato nel 2016, quando un migrante di origine senegalese che aveva seguito i percorsi di integrazione e formazione al lavoro organizzati da Don Bosco 2000, chiese di poter sperimentare a casa sua, in Senegal, quanto appreso in Italia. E così vengono avviati progetti in agricoltura e avicoltura a Tambacounda, in Senegal. In particolare, sono stati creati tre pollai nei villaggi rurali attorno all’area di Tambacounda. Questo ha contribuito all’occupazione di giovani locali con regolari contratti di lavoro. E sono stati avviati dei “Corridoi Culturali” che hanno fornito un’alternativa sicura e legale ai pericolosi viaggi intrapresi da molti migranti.

Oltre ai progetti di cooperazione circolare, Don Bosco 2000 gestisce 13 comunità migranti in Sicilia, con progetti di orientamento per persone migranti in ambito legale, socio-assistenziale, inserimento lavorativo e abitativo; di cohousing e agricoltura sociale nei beni confiscati alla mafia, come a Villarosa; di creazione di start-up d’impresa, come il salone da barba di Israel. Nella gestione delle realtà imprenditoriali sono spesso coinvolti giovani inoccupati e vulnerabili, sia italiani che stranieri. Le strutture dove le progettualità prendono vita hanno un alto valore simbolico e si caratterizzano per il loro riutilizzo sociale. È il caso, ad esempio, del Beteyà Hostel a Catania, ex colonia con lido balneare, oggi struttura e luogo di aggregazione giovanile salesiana, gestito da Aly giunto in Italia quasi dieci anni fa.