“Oltre il ghetto – Storie di libertà” è il concorso indetto nell’ambito del progetto Su.Pr.Eme. Italia rivolto alle organizzazioni del pubblico e del privato sociale che si occupano di emersione dal caporalato in Puglia, Campania, Calabria, Basilicata e Sicilia. Nasce per raccogliere, divulgare e premiare storie di uscita dallo sfruttamento lavorativo in agricoltura di persone migranti.
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Lo sport come inclusione per ragazzi e ragazze di seconda generazione tra i 12 e i 18 anni. È la storia di Tam Tam Basket, progetto che prova a dare un’alternativa a famiglie di persone provenienti dall’Africa nell’area di Castel Volturno. Molti dei genitori hanno un percorso di irregolarità che li rende vulnerabili allo sfruttamento da parte della criminalità organizzata.
SCOPRIDopo un passato di sfruttamento in agricoltura in Piemonte e Calabria, Ibrahim Diabate contribuisce alla nascita di SOS Rosarno. Con Mediterranean Hope ha ideato il progetto “Luci su Rosarno”, per illuminare le strade della piana di Gioia Tauro ed evitare incidenti ai braccianti che si muovono in bici e fare luce sui diritti dei lavoratori in agricoltura.
SCOPRIFuggito dal Mali nel 2007, Drissa Doumbya per anni lavora nelle campagne di Foggia, Rosarno e Brindisi al soldo di caporali della Capitanata e della piana di Gioia Tauro. Poi trova lavoro come lavapiatti, si innamora della cucina italiana e decide di studiare per diventare chef. È la sua svolta. A Brindisi ha fondato una delle prime Comunità africane di Puglia
SCOPRIDopo aver rischiato di essere rimpatriato in Ghana e aver lavorato sottopagato e senza contratto nei campi di Corleone, Batch Mballow ora fa il mediatore culturale per l’ARCI Porco Rosso di Palermo. Va nei ghetti di Campobello e Cassibile per ascoltare le esigenze e le storie dei braccianti immigrati che lavorano in condizioni di sfruttamento e vivono in situazioni disumane.
SCOPRIPartita dalla Nigeria per diventare avvocata, in Italia, Patty inizia un lungo calvario che dal nord la porta fino alla Pista di Borgo Mezzanone. Lì lavora in fabbrica e nei campi e rischia di morire. Grazie ad alcune associazioni lascia il ghetto. Ora ha un contratto regolare e s’impegna affinché le voci di migranti siano ascoltate.
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