Tam Tam non è solo una storia di sport: è diventata una grande famiglia, dove i ragazzi e i loro familiari possono ricevere sostegno e supporto
Tam Tam non è solo una storia di sport: è diventata una grande famiglia, dove i ragazzi e i loro familiari possono ricevere sostegno e supporto
La storia di di Tam Tam Basket – che fa dello sport un mezzo di inclusione per ragazzi e ragazze tra i 12 e 18 anni di età, le loro famiglie e il contesto delle comunità africane che vivono nell’area di Castel Volturno – nasce a frazione Villaggio Coppola, progettata come luogo di
vacanza dei napoletani e sequestrata per abusivismo edilizio. Dopo il terremoto in Irpinia del 1980 e i due bradisismi di Pozzuoli (‘78, ’83), Villaggio Coppola è diventato il rifugio degli sfollati prima e di migranti stranieri dopo. Hanno occupato gli stabili abbandonati in gran parte a rischio crollo. Il territorio è diventato terreno privilegiato della criminalità organizzata – italiana e straniera – che condiziona pesantemente la vita dei cittadini.
Attualmente, Castel Volturno ha la più alta incidenza di abitanti extracomunitari, quasi tutti di origine africana. Secondo i dati ufficiali (Istat, Comune di Castel Volturno) su circa 26.000 residenti, circa 5.000 non sono cittadini di paesi membri dell’Unione Europea. Secondo ricerche condotte da diverse ONG e rispetto ai dati della raccolta di rifiuti nel Comune, si ritiene che sul territorio comunale siano presenti oltre 20.000 persone stabilitesi in modo illegale (clandestini, richiedenti asilo con esito negativo, persone che non hanno ottenuto il rinnovo dei propri permessi, ecc.). A causa di molteplici ragioni, queste persone si trovano in un contesto di marginalità sociale caratterizzato da povertà estrema, sfruttamento lavorativo, criminalità organizzata che opera nel traffico e nella schiavitù di esseri umani, come dimostrano anche le recenti operazioni di investigazione congiunta tra l’FBI e la polizia italiana.
È qui che Tam Tam pensa allo sport come mezzo di inclusione sociale. La sua avventura comincia nel settembre 2016 quando un gruppo di ragazzi entra timidamente nella palestra di una scuola a Villaggio Coppola. Cominciano gli allenamenti, e subito i ragazzi si divertono, sorridono e provano gioia. Nel primo anno di attività, due squadre si cimentano nei campionati UISP regionali. I ragazzi si fanno coinvolgere nel gioco, il passaggio del testimone della passione è avvenuto. Un anno dopo a settembre 2017, sull’onda dell’entusiasmo, coach Antonelli vuole iscrivere una squadra al campionato under 14 della federazione Italiana, e si imbatte contro una regola assurda. Il regolamento della Federazione prevede che nei campionati giovanili non possano giocare più di 2 stranieri per squadra. I ragazzi di Tam Tam, pur essendo tutti nati in Italia, sono considerati stranieri dalla Federazione Italiana Pallacanestro (FIP) perché figli di immigrati africani. Purtroppo mentre la scuola include, lo sport esclude.
Non si poteva spegnere l’entusiasmo dei ragazzi che oramai erano pronti per gareggiare nelle competizioni ufficiali. Così da quel momento è partito un tam-tam mediatico che ha dato risonanza e valore all’iniziativa nata a Villaggio Coppola.
Questo valore è riconosciuto dalla federazione che, dopo una estenuante battaglia per rivendicare il diritto allo sport, permette a Tam Tam di giocare in deroga. Poco dopo questa prima conquista si trasforma in una norma legiferata al Parlamento, mutuata come “NORMA SALVA TAM TAM BASKET”. La norma stabilisce che tutti i minori stranieri residenti in Italia e regolarmente iscritti a scuola da almeno un anno devono godere nello sport degli stessi diritti dei loro coetanei italiani. Di questa legge possono beneficiare oggi più di 800.000 minori stranieri nati in Italia.
LA STORIA DI TAM TAM BASKETBALL
La storia di Tam Tam è la dimostrazione che lo sport può essere non solo uno straordinario veicolo di educazione e di benessere pisco-fisico, ma diventa anche un grande fattore di inclusione sociale e di auto-realizzazione: Il 16 giugno 2019, dopo due anni di impegno il gruppo
under 15 vince il campionato regionale della Campania su 76 squadre iscritte. Ma Tam Tam non è solo una storia di sport: è piano piano diventata una grande famiglia, dove i ragazzi e i loro famigliari possono ricevere sostegno e supporto, sapendo che i figli sono in buone mani e possono accedere alla pratica sportiva. Spesso i vari coach e i volontari si prendono cura dei ragazzi e offrono supporto agli stessi famigliari, aiutandoli in particolare nel disbrigo di pratiche burocratiche. In particolare durante il primo periodo di lockdown ragazzi e famiglie sono stati aiutati con donazioni e raccolte fondi per fare una spesa solidale alle famiglie.
Al tempo stesso, insieme ad altre realtà del terzo settore, si è operato affinché le famiglie potessero accedere ai redditi di emergenza, benché in condizioni di irregolarità. Molti dei genitori hanno o hanno avuto un percorso di irregolarità che, in un contesto come quello di Castel Volturno, li rende vulnerabili allo sfruttamento da parte della criminalità organizzata. I genitori sono principalmente impiegati in diverse attività agricole stagionali e di pulizia. In alcuni casi ci sono anche donne che hanno vissuto un percorso di prostituzione. Altri genitori lavorano lontano dai famigliari o sono implicati in attività illecite. Le vicende sono problematiche e composite, tutte legate al mancato riconoscimento di diritti e di cittadinanza: una condizione spesso che si tramuta in una rigida barriera ai processi di integrazione.
I ragazzi della Tam Tam sono le seconde generazioni di questa vasta comunità e sono nella complessa fase adolescenziale di costruzione dell’identità e di scelte di vita. Alcuni di loro durante il periodo estivo svolgono piccoli lavoretti stagionali presso stabilimenti balneari o
attività nella ristorazione, come molti ragazzi italiani. Spesso si sentono e vivono come gli italiani, ma sono consapevoli che la mancanza di cittadinanza e di diritti condizionerà la loro vita e le loro opportunità, lavorative, sociali e sportive.